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MA SON PILLOLE O SUPPOSTE?

Scritto da Salvatore Seno. Postato in Il Punto!

IL PUNTO!

di Michele Nudo *

“Report”, la trasmissione condotta da Milena Gabanelli, ha reso un vero servizio pubblico denunciando gli sprechi del Miur.

Il Ministero ha imposto, con la spending review, tagli ed enormi sacrifici al personale della scuola, soprattutto precario, ma non ha rinunciato ad elargire compensi dorati a qualche esperto di turno.

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UN'ALTRA OCCASIONE PERSA

Scritto da Salvatore Seno. Postato in Il Punto!

IL PUNTO!

di Michele Nudo *

Ancora una volta il Parlamento è riuscito a calpestare  un diritto dei lavoratori. Infatti  l’emendamento sul trattamento pensionistico del personale della scuola è stato respinto  a causa del parere contrario da parte del Governo, basato sulla valutazione negativa della Ragioneria dello Stato.
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LEGGE DI STABILITA’ E SCUOLA Uil: La copertura finanziaria dei 180 milioni è il problema da risolvere subito

Scritto da Salvatore Seno. Postato in Il Punto!

IL PUNTO!

di Massimo DI MENNA*

Di Menna: Siamo tornati al 24 ottobre. E’ come il gioco dell’oca, tutti dicono che è stato risolto, in realtà si gira in tondo.  La soluzione va individuata in queste ore. Continua la forte mobilitazione del personale della scuola - assemblee in tutte le scuole il 13 novembre e sciopero generale con manifestazione a Roma il 24.

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BASTA! LA SCUOLA NON SI TOCCA!

Scritto da Salvatore Seno. Postato in Il Punto!

IL PUNTO!
                                                                                                             di M.Nudo*

Ho colto in questi ultimi giorni segnali più distensivi da parte di molti colleghi docenti per lo scampato pericolo dell'aumento dell'orario di lavoro.
Personalmente, non vedo alcuna ragione di soddisfazione, intanto perchè, come fatto presente dal ministro Profumo e da altri esponenti politici,i la questione è soltanto rimandata a "tempi migliori", poi perchè, come al solito, anche il  governo attuale, come quelli  precedenti, considera il settore dell'istruzione come un salvadanaio dove attingere in caso di bisogno.
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ODORE DI PROFUMO

Scritto da Salvatore Seno. Postato in Il Punto!

«Il Paese va allenato - ha dichiaratoqualche settimana fa a  Genova il Ministro profumo-  Dobbiamo usare un po' di bastone e un po' di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po' di più il bastone e un po' meno la carota. In altri momenti bisogna dare più carote, ma mai troppe»
“La scuola sarà sempre meglio della merda” (Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa).

Soltanto i soliti illusi potevano aspettarsi qualcosa di buono da Francesco Profumo, che si muove  sulla stessa lunghezza d’onda di chi lo ha preceduto e non è meno prodigo di dichiarazioni né di idee rispettto alla Gelmini.

Entrambi  sono seguaci  della stessa religione meritocratica e, pur ministri della Pubblica Istruzione, hanno giurato fede, inginocchiandosi in qualità di subalterni e vassalli, al ministro dell’Economia e delle Finanze. Perciò la scuola viene intesa da loro soltanto come un capitolo di spesa da tagliare. Della qualità della scuola non gliene importa un bel nulla, il “merito” non è che una patacca ideologica per giustificare operazioni inutili (Invalsi, progetti di valutazione delle scuole e degli insegnanti, premi al presunto merito etc.), volte ad accaparrarsi il consenso di un’opinione pubblica sempre più disinformata e sempre più nutrita dei luoghi comuni diffusi dagli altoparlanti televisivi e dalle pagine di giornali tutt’altro che “indipendenti”.

La vera politica scolastica, almeno negli ultimi vent’anni, è stata fatta in Italia nelle Leggi finanziarie, che hanno agito sul corpo vivo della scuola attraverso successivi tagli, caratterizzati dal fatto di essere di anno in anno più gravi.

Ora veniamo alla vocazione “europeista” del ministro Profumo, quella che lo porta a dire che ci si deve adeguare all’Europa e che quindi gli insegnanti italiani devono lavorare di più, per avvicinarsi così ai loro colleghi europei. Profumo cerca di trovar soluzione ad un problema serio, già indicato a suo tempo da Brunetta, il quale proclamò che, per un lavoro part-time qual è quello dell’insegnare, i docenti sono pagati anche troppo. Quindi, dice Profumo, facciamoli lavorare di più così rimediamo a questa ingiustizia! L’Europa, l’Europa lo vuole! Mi chiedo quali siano le fonti di informazione del ministro. Attenendosi a quelle ufficiali (dati Eurydice, messi in rilievo anche da un recente studio della UIL, che certo non è un sindacato rivoluzionario) la media delle ore settimanali di insegnamento dei docenti italiani è superiore alla media europea: nella scuola dell’infanzia con 22 ore contro 19,6 di media, nella scuola secondaria di I grado identica alla media con 18 ore e nella scuola secondaria di II grado con 18 ore contro le 16,3 di media.

Ci voleva quindi la fantasia di un ministro “tecnico” per rilanciare, stravolto, un glorioso slogan: “Meno salario e più orario. La faccia tosta con cui Profumo dichiara dalle pagine del giornale collaborazionista la Repubblica che chi accetterà l’incremento di orario continuerà a guadagnare lo stesso stipendio, mentre per gli altri che non volessero aumentare il proprio carico di lavoro si può pensare a decurtare la retribuzione, è impagabile. Se il “patto per la scuola del futuro” che Profumo dichiara di auspicare sorge su queste basi, si salvi chi può! Quindi, se si vuole essere “europeisti si restituisca alla scuola italiana quel punto abbondante di PIL che la distanzia dalla media europea. Vale a dire: si restituiscano alla scuola italiana sedici miliardi di euro, invece di togliergliene otto, come ha fatto il ministero Gelmini. Altrimenti, per piacere, non si invochi “l’Europa”.

La logica del piano inclinato è inoppugnabile: l’oggetto posto su di esso tende a scivolare verso il basso, sempre più verso il basso, sempre più veloce – a meno che non venga frenato da una qualche forza, a meno che il piano non modifichi o annulli la sua inclinazione. Le cause e concause che possono accelerare la scivolata verso il basso sono svariate – ed altrettante ce ne sono che la possono frenare. Ora, che il nostro Paese si trovi su un immaginario piano inclinato è cosa certa; stiamo scivolando verso il basso da molti punti di vista. C’è voluta la faccia inutilmente seria del primo ministro Monti per affermare che il Paese sta dando il meglio di sé. Evidentemente Monti non considera né il ceto politico né il ceto imprenditoriale come facenti parte dell’Italia: se no, se avesse pensato al numero di indagati in Regione Lombardia, ai Fiorito che scialano denaro pubblico e annegano nella più disgustosa volgarità, allo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria per contiguità con la mafia, alla protervia infinita di Marchionne che parla di Firenze come di una povera e piccola città, certo non avrebbe detto che il paese sta dando il meglio di sé. Monti, anche questo è evidente, è un uomo colto: deve aver letto Bauman, che colloca i gruppi dirigenti politici ed economici nell’era della globalizzazione in uno spazio extraterritoriale, in una zona franca che sfugge al controllo delle leggi nazionali. Ed applica quest’idea anche ai nostri ridicoli politici e imprenditori nazionali, che però, più che in uno spazio extraterritoriale sembrano muoversi su un palcoscenico da avanspettacolo, su cui si recita una commedia di dubbio gusto.

Rivendichiamo l’idea che gran parte del paese reale sia migliore dei politici che lo rappresentano. Oggi gli insegnanti italiani vengono ancora una volta umiliati e fatti passare per nullafacenti agli occhi di un’opinione pubblica già ben orientata a considerare le 18 ore di cattedra come un indegno privilegio. Io dico: se 18 ore vi sembran poche, provate voi ad insegnare; provate voi ad entrare in classi sempre più numerose, formate da bambini e ragazzi il cui immaginario è stato colonizzato da televisione, videogiochi et similia, tanto più irrequieti quanto più provengono da famiglie dissestate da una crisi sociale che, dopo aver imposto gli idoli falsi e bugiardi del consumismo, ha aggiunto allo stato di miseria culturale l’incubo dell’indigenza economica. Provate voi ad insegnare, se pensate che questo sia un mestiere di tutto riposo. Provi il ministro ad entrare nel recinto-aula che contiene i trenta studenti di una prima professionale e verifichi se quattro ore di lezione sono poche o tante.

Certo a Profumo non interessa, ma esiste un decreto, l’81/08, che prevede interventi di prevenzione contro l’usura psico-fisica di chi svolge le cosiddette helping profession, fra le quali rientra quella dell’insegnante. Il governo, che pure sarebbe obbligato a farlo, non ha stanziato nessun fondo per arginare il problema dello stress dipendente dall’ambiente di lavoro: e basterebbe analizzare i risultati della Commissione Medica che valuta l’idoneità al lavoro per capire quanto gli insegnanti siano esposti a patologie nervose e oncologiche. Ma tutto questo a Profumo non interessa; né gli interessa riflettere sul fatto che abbiamo la classe docente più vecchia d’Europa (ah, l’Europa!), con un’età media che, nelle scuole superiori, supera per il 57,8% i cinquanta anni – di contro, soltanto lo 0,5% – cioè nessuno – è sotto i trenta anni e l’età media dei “giovani” precari si attesta attorno ai quarant’anni.

E ancora, il nostro Ministro se ne frega di un altro dato che contraddistingue negativamente la scuola italiana: le docenti donne sono, mediamente, circa l’80%. Il che vuol dire molte cose, ma soprattutto che, in un Paese che non ha mai avuto un vero Welfare quelle donne che, ad esempio, formano il blocco più numeroso dei docenti della scuola media inferiore, hanno 58 anni ed hanno dovuto tirar su i loro figli (ma come mai in Italia non si fanno più figli?), mandare avanti il loro faticoso lavoro (faticoso, nonostante i giorni di ferie, nonostante le 18 ore settimanali, nonostante i luoghi comuni: e se la scuola italiana non è andata a catafascio può dire grazie alla tendenza a “mettere le toppe” propria di tante docenti), accudire i genitori anziani. E queste insegnanti, grazie all’intervento della sensibile Fornero, non possono andare in pensione se non tra parecchi anni, alla faccia dei “giovani”, che, nonostante il concorso più pasticciato e pubblicizzato del mondo, ben difficilmente metteranno piede in cattedra.

Il governo “tecnico”, brutto e senz’anima, vuole ora regalare agli insegnanti un terzo di orario di lavoro in più, a parità di stipendio. E lo stipendio era già basso in partenza: adesso è bloccato dal 2009, privato degli scatti di anzianità, il che significa migliaia e migliaia di euro sottratti ad ogni lavoratore. Quanti posti di lavoro potrebbe tagliar via tale provvedimento? 100.000, come dice chi fa i conti tenendo presenti i numeri reali? 24.000, come prospetta la Flc-CGIL? 6.000, come pensa l’ottimista Bersani? Chi lavora nella scuola sa bene che nemmeno un posto di lavoro può essere eliminato; anzi, la scuola deve avere nuove e ingenti risorse. I conti dello Stato non lo permettono? Ma chi lo dice? Un signore che guadagna un milione e mezzo di euro all’anno, cifra che un insegnante non riesce a mettere insieme in tutta la sua carriera.

Qui si arriva al punto centrale: in una società diseguale e ingiusta la scuola pubblica, gratuita, di qualità non serve. Servono luoghi per la reclusione dei più giovani, non scuole. Perciò gli insegnanti non si battano soltanto contro le 24 ore; si battano perché la scuola viva e perché le mostruose sperequazioni sociali cui ormai ci stiamo abituando diminuiscano. Speriamo che da questa offensiva boutade nasca quel movimento di protesta che manca al nostro Paese: non chiediamo soltanto il ritiro dell’articolo 3 della Legge di stabilità, chiediamo che venga restituito quel punto di PIL che porterebbe la scuola italiana in Europa, chiediamo il rinnovo del contratto e il reintegro degli scatti di anzianità, chiediamo edifici scolastici dignitosi, aule meno affollate, e chiediamo che a scuola si possa davvero, di nuovo, insegnare e non svolgere una precaria azione di supplenza sociale, come ormai troppo spesso capita. Chiediamo questo ed altro, per noi e per i nostri studenti e ricordiamoci che quello che chiediamo è il minimo. Il programma massimo è quello di buttare a mare una classe di tecnici e politici insipienti.

Chiunque sarebbe stato in grado di portare avanti il programma “tecnico” di Monti. Che ci vuole? Usiamo i dipendenti pubblici per far cassa, aumentiamo le tasse avendo ben presente che devono colpire le classi meno abbienti (Monti ed il suo governo ci hanno offerto un’ottima versione moderna della “tassa sul macinato”), alziamo il prezzo della benzina ed aumentiamo l’età pensionabile. Anzi, io proporrei anche un prelievo una tantum di qualche decina di euro sulla tredicesima dei dipendenti pubblici. Ma forse la vera abilità di chi ci governa non sta nel congegnare misure tanto ridicole quanto ingiuste: sta nel presentarle come naturali, necessarie, inevitabili, salvifiche, atte a promuovere lo sviluppo e l’occupazione.

Basta con queste menzogne, basta con l’intollerabile ipocrisia di chi salva l’Italia penalizzando persino gli handicappati. I lavoratori della scuola abbiano uno scatto d’orgoglio: inizino a contrastare chi li insulta offrendo loro quindici giorni di vacanza contro l’aumento di sei ore settimanali di lavoro. Spieghino all’opinione pubblica che il loro lavoro, così importante per una società, è stato vilipeso da tutti i punti di vista. Gli studenti sono scesi già in piazza: è necessario unirsi a loro, in una lotta comune e importante.

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