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La Normativa

Scritto da Salvatore Seno. Postato in Il Punto!

di Pietro Ratto,  Bosco ceduo  28.6.2016

“Ma con la penna rossa o quella blu?”

“No, no: scrivi a matita, per carità. Altrimenti siamo rovinati!”

“Ma la normativa, cosa…?”

“La normativa parla di matita, assolutamente di matita..”

“Sì, ma.. in questo caso, scrivo a matita rossa o blu?”

Sono discorsi di tale livello a riecheggiare, di questi tempi, nelle aule di decine di migliaia di scuole superiori italiane. La preoccupazione di tutti i commissari di Maturità, dopotutto, è sempre la stessa. Far risultare che ogni cosa, ma proprio tutto, venga fatta nel pieno rispetto della procedura.. della normativa. Per evitare, assolutamente, ogni rischio di ricorso.

Già, la normativa. Spesso non la conosce nessuno, ma tutti ne parlano con ostentata cognizione di causa.

“Ma.. le tesine quando ce le debbono consegnare, esattamente?” “La Normativa prevede che vadano ritirate entro la data dello scritto di italiano” “Sì, ma in cartaceo o in versione digitale?” (in cartaceo, per intenderci, significa solo che è scritta su carta, semplicemente su un foglio di carta! Un particolare assolutamente scontato, fino all’inizio dell’era digitale, ma che adesso fa decisamente la differenza)..

 

Spesso, la normativa non l’ha letta nessuno. Ma proprio nessuno. Il fatto è che però tutti ne parlano, la tirano in ballo continuamente. La normativa qui, la normativa là..

“Ma sono proprio obbligati, gli studenti, a redigere una tesina?” “Beh.. in base allanormativa..”

Ecco. Gli insegnanti italiani si sono ridotti a questo. Non si preoccupano mica più delle discipline che insegnano, no! Matematica, Filosofia.. Macché! Loro parlano di normative,imparano a menadito le procedure.. Perché è questa, soltanto questa, la qualità dell’insegnamento che ormai si richiede e si valuta.

“A che ora scriviamo di aver iniziato la riunione odierna?” “In base alla normativadobbiamo far figurare che la commissione della 5C si sia riunita un’ora prima di quella della 5A”.. Perché, bisogna dirlo, non si tratta mica di eseguirle per davvero, quelle istruzioni. Quel che è necessario è solamente far figurare. Altrimenti gli ispettori poi vedi cosa ti fanno! Altro che ricorsi, poi! Insomma, nessuno si attiene davvero alla regola. Anche perché, spesso, le astruse procedure ministeriali prevedono condizioni talmente irrealizzabili che nessuno si sogna minimamente di metterle in pratica. No, no. Quel che conta è far figurare, altrimenti son guai. E a nessuno vien davvero in mente che se uno di quei fantomatici ispettori, quelli che nessuno ha mai visto, dovesse manifestarsi improvvisamente, tutto quel far figurare senza eseguire davvero nulla si tradurrebbe in un bel mucchio di sanzioni amministrative. Sotto sotto, in realtà, nessuno ci crede davvero alla “variabile ispettore”. Perché, in Italia, anche gli ispettori si limitano spesso a far figurare di fare ispezioni, naturalmente in base alla normativa. Quella normativa – tanto complessa quanto inutile – che ha il solo scopo di agitar tutti dietro lo spauracchio di ricorsi e controlli.

Sta di fatto che, in questi giorni, mentre nessuno di loro si attiene davvero a quanto scioccamente previsto, caterve di docenti italiani si riuniscono per decine di ore al giorno preoccupandosi invece, con sincera apprensione, di dichiarare sui loro lunghissimi e scrupolosissimi verbali che tutto vien svolto alla perfezione.

La preparazione dei ragazzi? L’ultimo dei pensieri. Conta molto di più che risulti che gli alunni son preparati, ecco. Che i voti che conseguono all’esame siano in linea con quelli riportati durante l’anno. Che i risultati, alla fin fine, gratifichino i loro docenti, della serie: “ma hai visto quanto sono preparati i miei studenti?” Che nessuno dei loro alunni possa sentirsi fatto oggetto di ingiustizie, col rischio che – a quel punto – gli venga in mente la malauguratissima idea di far ricorso. E in quest’ottica, sicuramente meglio alzare i voti, piuttosto che abbassarli. Meglio chiudere un occhio se tra i banchi passa un bigliettino, piuttosto che andarsi a cercar grane.

Così, mentre centinaia di migliaia di instupiditi insegnanti disputano appassionatamente sulla penna rossa o blu, sull’orario di inizio da registrare sui verbali, o sulle corrette modalità di ritiro del cellulare durante lo scritto di matematica, i loro divertitissimi e increduli ragazzi chiedono di andare in bagno, si collegano a Facebook col telefonino di riserva nascosto nelle mutande e si scaricano gli esercizi svolti alla luce del sole, senza nemmeno curarsi di camuffare o modificare on line la loro identità. Anzi, spesso sotto gli occhi compiacenti dei loro stessi professori.

Perché, dopotutto, circa l’utilizzo di Facebook durante lo svolgimento degli Esami di Stato, la normativa non prevede ancora nulla.

 

Pietro Ratto, 28 giugno 2016

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Cfr. anche, a tal proposito, i seguenti scritti di P. Ratto: Questa Buona Scuola s’ha da fareLe vere finalità dell’Autonomia scolastica e le otto mosse per raggiungerleIl Sorpasso e Il piccolo dio col berretto